Capitolo 1:

“Entra nella tua azienda come se fosse la prima volta”

Ti sarà già successo di rimanere colpito dal potente impatto scenografico che può trasmettere un’ampia sala d’ingresso come quelle che puoi trovare entrando in un famoso hotel o in un’importante multinazionale.

È quello che è capitato anche a me pochi mesi fa quando sono stato invitato a Kelkheim in Germania presso il quartier generale dell’azienda Rothenberger, un colosso della produzione di utensili professionali, ma soprattutto un gruppo industriale composto da 50 società con 30 sedi e 1.600 collaboratori sparsi in tutto il mondo. 

Ero lì per lavoro ed ero concentrato sulle cose che dovevo fare, ma durante la pausa ho deciso di sgattaiolare via per fare un esperimento e fingermi il classico visitatore obbligato ad attendere alcuni minuti prima di un qualsiasi appuntamento. (Sì… sono quel tipo strano che esce da un’azienda e poi ci rientra). Con un atteggiamento il più neutro possibile e senza aspettative, mi sono guardato intorno.

Alla Rothenberger hanno fatto le cose per bene presentandosi con una scultura del logo aziendale alta oltre due metri. E lo hanno riproposto più volte sia nel giardino esterno illuminato da fari a terra, sia all’interno. 

Conosco alcuni imprenditori che hanno usato questo stratagemma per ridurre i costi relativi alle tasse comunali sulle insegne esterne: ingigantendo il logo, questo cattura l’attenzione anche se posto anche a diversi metri di distanza dal ciglio stradale. La reception posizionata da un lato comunica, implicitamente ai visitatori, la direzione da prendere. 

Per l’ospite è una sorta di “faro luminoso” che svolge una duplice azione: quella di orientare e di dare un obiettivo fisico da raggiungere.

Chi ha progettato tutto questo si è mosso rispettando un delicato equilibrio, perché una hall deve sì meravigliare con una serie di stratagemmi che movimentano il contesto, ma al tempo stesso guidare i visitatori secondo un certo percorso. Infatti, meravigliato e stupito è molto diverso da confuso e smarrito.

Accomodandomi sulla LC2, la poltroncina in rigorosa pelle nera disegnata dall’architetto svizzero Le Corbusier proprio di fronte alla reception, mi sono sentito sempre più piccino mentre l’azienda attorno a me sembrava ergersi maestosa. 

Chi vuole dare potere a un marchio crea ambienti come questo perché generano determinate sensazioni, che si percepiscono direttamente sulla pelle. 

Questo è un modo per comunicare al visitatore l’idea di azienda che si intende presentargli.

Ora fai un test:

esci dalla tua azienda ed entra dalla porta principale come un cliente che la visita per la prima volta, forse noterai cose che non avevi mai notato.

Ora che stai giocando a essere un visitatore esterno, converrai che la manciata di secondi che impieghi per superare l’ingresso e raggiungere la reception, è determinante. 

Per il tuo cervello si tratta di una gran quantità di informazioni da raccogliere e organizzare.

Ciò che devi tener presente è che le sensazioni del visitatore iniziano immediatamente. 

All’ingresso in alcuni casi è già tardi, perché l’esterno dell’edificio, i parcheggi, le auto, le guardiole, i giardini, le aiuole, il quartiere stesso, parlano già di te, delle tue abitudini e delle tue scelte. 

Non a caso gli studi notarili aprono in edifici prestigiosi nei centri cittadini: è una scelta atta a comunicare il loro prestigio collocandosi nella tua mente all’apice della scala sociale.

Nel marketing esistono interi team dedicati alla creazione di brand con il compito di conferirgli autorità o prestigio prima ancora che il cliente li abbia conosciuti o messi alla prova.

Il valore di ciò che un’azienda propone si sta già costruendo nella mente del cliente ancor prima di incontrare il titolare. 

È proprio questa idea che spianerà la strada all’accettazione o alla resistenza di ciò che gli sarà proposto.